26
maggio

Noi, scappati perché cristiani

Foto di Brad Ruggles

Foto di Brad Ruggles

I miei problemi sono iniziati quando mio marito è venuto a chiedere alla mia famiglia di sposarmi. Tutta la sua famiglia non voleva perché lui è figlio del capo villaggio (servitore dell’Oracolo da generazioni) e per tradizione avrebbe dovuto sposare una donna del villaggio mentre io ero di un altro stato e per giunta di religione cristiana. Quello che so di quanto accadeva nel villaggio me lo ha raccontato mio marito perché io non ho visto niente, so da lui che il ruolo che avrebbe dovuto ricoprire alla morte del padre era di praticare diversi riti con donne vergini, di fare giustizia in caso di sentenze, di fare sacrifici all’Oracolo, ad esempio ogni agosto portare 3 teste mozzate. Per la mia fede tutto questo è gravissimo e inconcepibile.

Nonostante la contrarietà della famiglia di mio marito e di mia madre, con l’aiuto del pastore della chiesa cristiana che frequentavamo, ci siamo sposati e ci siamo trasferiti in un’altra città. Poco dopo però gli uomini del villaggio di mio marito ci hanno trovati e hanno iniziato a minacciarci perché volevano che mio marito facesse rientro e assumesse il ruolo che gli spettava per tradizione. Siamo scappati da un nostro amico in un altro stato della Nigeria, ma a distanza di due mesi dal nostro arrivo, mio marito ha incontrato per strada un uomo del suo villaggio e pochi giorni dopo l’amico che ci stava ospitando è rientrato dal lavoro con una lettera in mano in cui c’era scritto di mandarci via altrimenti avrebbe dovuto accettarne le conseguenze.

Abbiamo deciso di scappare dalla Nigeria e ci siamo diretti in Niger. Siamo rimasti lì 5 anni, fino al 2005, arrangiandoci con piccoli lavoretti di ogni genere e vivendo in una stanza, poi abbiamo saputo che molta gente si era trasferita in Libia dove aveva avuto fortuna, così abbiamo deciso di partire per la Libia. Siamo rimasti fino all’inizio della guerra, quando sono iniziate le persecuzioni nei confronti degli immigrati africani e il nostro padrone di casa ci ha aiutati a scappare. Ha fatto nascondere mio marito nel baule dell’auto e ha fatto vestire me con gli abiti della moglie, alla maniera musulmana, così coperta dal velo non ero riconoscibile. Ci ha portati a Tripoli, vicino al mare, ha parlato con delle persone e ci ha lasciati lì. Un signore con cui ha parlato mio marito ci ha fatto salire sulla nave, non abbiamo pagato niente. Siamo arrivati in Italia dopo due giorni di viaggio.

Richiedente asilo nigeriana

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